Tali differenze comportano anche modalità di preparazione completamente differenti: le qualità richieste dal lancio di Zelezny sono principalmente riconducibili ad risposta elastica dei gruppi muscolari interessati, quindi ad un riflesso miotattico, mentre nel lancio di Honn ad una risposta volontaria di contrazione muscolare.
Anche gli angoli utilizzati per lo sviluppo della forza e gli esercizi scelti sono per me un problema evidente. Sappiamo che forza max aumenta molto vicino agli angoli che utilizziamo per incrementarla: mi sembra ad esempio un controsenso allenare gli arti inferiori con lo squat quando la biomeccanica del lancio dimostra come gli angoli utilizzati siano praticamente agli opposti. In poche parole: alleniamo la forza max in un angolo vicino a 0° ma nel lancio abbiamo bisogno di forza max molto vicino ai 180°!!! E l’articolazione del ginocchio ha come estremi teorici proprio questi due parametri: da 0° a 180°…
Ma i saltatori in alto non utilizzano lo squat per lo sviluppo della forza se non nel periodo introduttivo e con molta cautela: di lì in poi gli angoli sono molto, molto più aperti: dal ½ squat fino al ¼ di squat…
Infine voglio presentare una tabella comparativa delle medie dei test di forza di 5 lanciatori italiani con quella di Tokildsen e Pitkamaki nel periodo in cui lanciavano circa 85 metri. Gli atleti italiani presi in esame sono: Paolo Valt, Alessandro Baudone, Moreno Belletti e Daniele Crivellaro ( a cui vanno i miei ringraziamenti per aver fornito e messo a disposizione i loro test) . Vorrei sottolineare che altri giavellottisti italiani con P.B. simile hanno risultati nettamente superiori nei test citati.
STRAPPO | SQUAT | PANCA | PULLOVER | P.B. | |
MEDIA ITA | 103,75 | 167,5 | 133,75 | 80,63 | 74,327 |
PITKA + TORKI | 100 | 157,5 | 135 | 75 | 85,18 |
CORRELAZIONI | + 3.7% | +7.5% | + 1% | + 7.5% | +14,6% |
PITKA 2001 | 77.5 | 140 | 105 | – | 74,89 |
PITKA 2004 | 100 | 165 | 140 | 75 | 84,64 |
INCR. ANNUO | 9% | 5,5% | 10% | 4,3% |
SALTA AGLI OCCHI COME GLI ATLETI ITALIANI SIANO MIGLIORI IN TUTTE LE ESRCITAZIONI DI FORZA (ECCEZZION FATTA PER LA PANCA DOVE SONO SOSTANZIALMENTE ALLO STESSO LIVELLO). VOLENDO ANALIZZARE SOLAMENTE QUESTA TABELLA SEMBREREBBE CHE LA PRESTAZIONE E’ INVERSAMENTE PROPORZIONALE ALLA FORZA SVILUPPATA!!!!
E’ ovvio che così non è: sono le modalità ed i tempi con cui è stata sviluppata la forza max, il suo rapporto con le altre capacità che hanno determinato valori così diversi nel risultato.
NON PERDIAMO DI VISTA IL VERO OBIETTIVO!!!
Per evitare sbilanciamenti profondi a favore dell’incremento della forza ed a discapito degli altri fattori prestativi, soprattutto nei periodi di maggior carico, suggerisco di testare continuamente le capacità dell’atleta: solo la costante verifica di tutte le qualità specifiche ci consentirà di lavorare senza correre il rischio di pregiudicare, con il lavoro svolto, le altre capacità indispensabili per il miglioramento della prestazione. Personalmente, ad un peggioramento del 3-5% di test specifici della risposta elastica, faccio corrispondere una riduzione della quantità di allenamenti dedicati alla forza max per poter ristabilire l’ equilibrio ideale tra le varie capacità (anche in periodi lontanissimi dalle competizioni). Il limite di questo metodo è di non poter incrementare velocemente la forza max: per contro ad ogni piccolo incremento corrisponde sempre un miglioramento della prestazione nel lancio del giavellotto .
Con quanto sopra descritto suggerisco un diverso approccio per miglioramento delle capacità specifiche dell’atleta: lo sviluppo della forza max è forse la qualità più semplice da migliorare se non si tengono in debita considerazione tutti i fattori negativi ad essa correlati. Solo un programma pluriennale può permetterci di raggiungere incrementi di forza max significativi senza che questi vadano ad intaccare le altre qualità indispensabili per ottenere miglioramenti nel lancio del giavellotto.
GRAZIE